La letteratura sulla terapia di gruppo centrata sulla soluzione è in crescita. Metcalf (1998), Lee et al. (2003), e Sharry (2007), sono solo alcuni dei principali autori.
Terapia di gruppo centrata sulla soluzione, perché è efficace
L’approccio focalizzato sulla soluzione offre un tipo di terapia di gruppo strutturata in modo da renderne più semplice l’attuazione anche con i gruppi più difficili. Infatti, permette di riunire persone che possono avere poco in comune, se non un problema.
I pazienti sono spesso interessati alle esperienze che altri stanno vivendo con problemi simili al loro, pertanto ci può essere la tendenza a fare in modo che il gruppo diventi un luogo in cui poter condividere i propri problemi.
Non sorprende, quindi, che il terapeuta centrato sulla soluzione sviluppi modi efficaci per guidare la conversazione verso i risultati sperati. Le classiche domande centrate sulla soluzione vengono impiegate in modo semplice, vediamo come.
Nel primo incontro, a tutti i partecipanti viene chiesto quali sono le loro speranze, dopo, a ciascuno di loro, viene chiesto di descrivere il proprio futuro preferito. Infine ogni paziente viene invitato a scalare i propri progressi.
Questo lavoro può essere eseguito agevolmente quando si tratta di lavorare con un gruppo piccolo, diversamente, se i partecipanti sono tanti, si divide il gruppo in sottogruppi.
Gli incontri successivi servono, invece, per esplorare i progressi (“cosa c’è stato di meglio rispetto a prima?”), per scalare gli schemi di sviluppo e utilizzare le domande per superare le difficoltà.
Differenza tra lavoro di gruppo e conversazione centrata su altre soluzioni
Una differenza significativa è data dal fatto che nel lavoro di gruppo si presta attenzione a ciò che accade tra i partecipanti. Nel lavoro individuale, o con la famiglia, ogni persona risponde alle domande del terapeuta, ogni domanda ha un contenuto terapeutico e si presume che ciascun membro della famiglia, una volta concluso l’incontro, a suo modo, elabori quanto ha detto durante la sessione.
I gruppi, invece, elaborano tale processo durante i loro incontri, quindi, parte del contenuto terapeutico è insito in ciò che si dicono l’un l’altro. Va da sé che un peso condiviso è un peso più leggero.
Inoltre il mantra della soluzione è che un successo condiviso è un successo triplicato, senza diminuire la libertà di espressione e senza ignorare le difficoltà.
Il compito del terapeuta è quello di indirizzare la conversazione verso le speranze e la loro realizzazione.
Una volta che il gruppo inizia a esperire il valore delle conversazioni centrate sul risultato è possibile che ponga un limite al discorso sul problema, allo stesso modo può farlo anche il terapeuta.
L’importanza dei rituali
Alcuni rituali si rivelano d’aiuto, anche in ogni incontro.
Ce ne sono diversi: “ognuno di voi, a turno, dirà una cosa che ha fatto durante l’ultima settimana e di cui è soddisfatto”, “facciamo adesso altri due turni di racconti”.
Una volta finito il giro di esposizione delle proprie esperienze, con tutta probabilità, i membri del gruppo vorranno farsi delle domande a vicenda e mentre la conversazione si concentra sui risultati, il terapeuta può stare in disparte.
La scala
La scala ci fornisce una diversa struttura del lavoro. In alcuni gruppi, ognuno avrà la sua scala personale (approfondisci qui) che gli permetterà di rispondere in che punto si trova e per quale motivo si colloca in tale punto e non più in basso.
Anche in questo caso diversi turni consentono di promuovere una conversazione più libera. In ogni momento il facilitatore del gruppo deve tenere a mente ed essere in grado di riconoscere costantemente le difficoltà massime di ogni partecipante.
Un turno di domande strutturato con delle “battute d’arresto” può essere un importante percorso verso un dialogo costruttivo perché permettere di esprimere un determinato problema, cosa che i componenti del gruppo si aspetteranno come parte del processo stesso.
Col problema “situato” all’interno della stanza, ogni persona avrà la possibilità di descrivere le proprie strategie efficaci (e sicure) per affrontare o resistere alle difficoltà e le cose costruttive che hanno continuato a fare nonostante la presenza del problema, nonché di descrivere i primi segnali di superamento della crisi.
La presenza dei co-terapeuti
La conversazione successiva, a volte, lascerà poco spazio al terapeuta. Quando i pazienti sono autocritici o sono impegnati nel dare risposte, gli altri partecipanti sono spesso pronti a incoraggiare e dare consigli.
Questo non sempre viene ben accolto da alcuni individui, per tanto, delle volte, è stato necessario allenare i membri del gruppo a porsi delle domande a vicenda piuttosto che a fare delle dichiarazioni.
Allo stesso modo, i partecipanti vengono incoraggiati a complimentarsi a vicenda per il raggiungimento dei risultati.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi
Bibliografia
Metcalf, L. (1998) Solution Focused Group Therapy. New York: Simon & Schuster.Lee, M. Y., Sebold, J. and Uken, A. (2003) Solution-Focused Treatment of Domestic Violence Offenders. New York: Oxford University Press.Sharry, J. (2007) Solution Focused Group Work (2nd edn.) London: Sage.