Cosa succede se non si riesce a sviluppare un progetto comune per la terapia?

progetto comune terapia

Cosa succede se non si riesce a creare un progetto comune per la terapia tra terapeuta e paziente?

Cosa succede se non si riesce a creare un progetto comune per la terapia tra terapeuta e paziente? Se non esiste un progetto comune, non esiste un lavoro centrato sulla soluzione. Il lavoro può comunque essere efficace, la terapia può comunque funzionare, si può basare sui punti di forza, ma non sarà comunque centrato sulla soluzione.

Il progetto comune per la terapia centrata sulla soluzione è indispensabile

Come ho detto, si può comunque lavorare con un paziente anche se non esiste un progetto comune, tuttavia va ribadito che non si tratta di un lavoro centrato sulla soluzione. Questo infatti si basa su una tipologia di lavoro che necessita, per ogni sua fase, di una direzione, ma se questa non viene specificata dal paziente deve necessariamente essere specificata dal terapeuta.

L’approccio terapeutico della Terapia Breve centrata sulla Soluzione non è normativo, per cui, senza un progetto comune, il terapeuta non può sapere quale potrebbe essere la direzione giusta.

Come può fare, quindi, il terapeuta a porre le giuste domande, cosa mettere in risalto e cosa, invece, trascurare se non sa quali sono le “migliori speranze” del suo paziente?

In simili circostanze il terapeuta può utilizzare l’intera gamma di domande e di tecniche centrate sulla soluzione, puoi approfondire qui, e farlo potrebbe tornare utile, ma in questo modo, comunque, non rappresenta il lavoro della Terapia centrata sulla soluzione se non esiste un progetto comune definito.

Un esempio di terapia senza progetto comune

Vediamo un esempio pratico di quanto ho fino a ora asserito. Un caso emblematico è quello in cui non vi sia nessun progetto comune, quindi quando il lavoro è interamente diretto dal terapeuta.

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Il terapeuta cercherà sempre di conquistare terreno per l’agenzia medica

La maggior parte del lavoro statutario corrisponde a questa descrizione, almeno nelle sue fasi iniziali. L’agenzia del medico ha delle preoccupazioni che, sovente, non sono condivise dal paziente, tali preoccupazioni possono indurre anche a un intervento legittimo nella vita del paziente, anche nel caso in cui lo stesso non fosse d’accordo.

In queste circostanze il terapeuta cercherà sempre di conquistare terreno per l’agenzia medica, sovente attraverso un’illustrazione esplicita dei rischi al paziente qualora nella sua vita non dovesse esserci alcun cambiamento.

Per esempio:

Terapeuta: So che in passato non hai mai desiderato ritornare in ospedale, è ancora vero questo?

Se il paziente risponde in modo affermativo, allora il terapeuta può chiedere:

Terapeuta: Quali differenze dovrei vedere in te, rispetto a prima, per pensare che tu possa avere delle possibilità in più di non tornare in ospedale?

Su una spiegazione, anche minima, del paziente, il terapeuta può continuare:

Terapeuta: Quindi sei felice di poter lavorare assieme a me per poter apportare le modifiche necessarie al tuo comportamento in modo da poter restare a casa?

Anche in questo caso, se il paziente risponde di sì, è stato stabilito un progetto comune, il “restare a casa” e il lavoro può essere centrato sulla soluzione.

Se non viene stabilito un contatto utile per il progetto comune

Nel caso in cui il contatto non dovesse essere stabilito il terapeuta dovrà lavorare seguendo i propri obiettivi.

Nel corso della terapia ci saranno, comunque, diverse opportunità per la creazione di “piccoli progetti congiunti” e il modo migliore per trovarli è quello di ascoltare ciò di cui si lamenta il paziente e utilizzarlo come spunto.

Per esempio:

Terapeuta: Sembra che questa cosa ti infastidisca davvero, non riesci a uscirne fuori, ti piacerebbe che le cose cambiassero?

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So che non sei d’accordo con noi circa le preoccupazioni che abbiamo su Daniele

Se il paziente accoglie questo progetto, allora lo si potrà sviluppare all’interno di un lavoro più ampio nel quale gli obiettivi del terapeuta sono, per lo più, determinati dall’agenzia, ma dove ci sarà comunque un piccolo progetto centrato sulla soluzione che emergerà.

In questo caso il lavoro seguirà un doppio binario, su di uno correrà il paziente, sull’altro l’agenzia.

Al paziente può sempre essere offerto un lavoro su doppio binario all’inizio di un percorso terapeutico:

Terapeuta: So che non sei d’accordo con noi circa le preoccupazioni che abbiamo su Daniele, ma come sai, verrò regolarmente dato che il mio compito è proprio quello di sollevare tali problematiche e lo farò ogni volta che ci incontreremo. È il mio lavoro. Ora, mentre sto facendo questo, cosa potresti ottenere dal nostro parlare assieme? Questo potrebbe essere almeno un po’ utile dal tuo punto di vista?

Ora, se il paziente risponde, allora il lavoro si può spostare su un doppio binario che da più possibilità per una collaborazione nel futuro rispetto al lavoro individuale prestabilito dall’agenzia.

Nel prossimo articolo inizieremo a parlare di quale possa essere il “futuro preferito” dal paziente.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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