Una delle tematiche centrali del pensiero di de Shazer che ricorre nei suoi scritti è la “questione dell’attesa”.
In principio affermava che
“Ciò che qui pare essere cruciale, è che le soluzioni prendono forma quando il terapeuta e il paziente sono in grado di costruire l’aspettativa di un cambiamento utile e soddisfacente” (de Shazer 1985: 45).
Costruire un’aspettativa, come incide sulla soluzione
Il terapeuta focalizzato sulla soluzione ha come obiettivo quello di costruire un’aspettativa, sia nella sua mente che in quella del paziente: il risultato del lavoro sarà buono, il paziente farà progressi.
Tale intento si riflette in ciò che il terapeuta andrà a dire al paziente in seguito alla pausa di riflessione di cui abbiamo parlato nel post precedente, che puoi leggere qui.
Un esempio su come si costruisce un’aspettativa
Un caso singolare è quello di Paolo, paziente di 20 anni, seguito da un terapeuta a causa dei suoi innumerevoli problemi di salute, mai veramente risolti dai medici che non avevano preso sul serio le sue condizioni.
Dopo la pausa di riflessione, il terapeuta aveva così parlato con Paolo:
“Per tutti quelli che ti ascoltano è chiaro che hai dovuto affrontare una serie di difficoltà, dalle battaglie per la tua salute, al tempo che hai trascorso in ospedale, alle sofferenze che hai patito, ma anche la delusione per il fallimento del mondo medico nei confronti della tua condizione, perché non ti hanno preso sul serio.
Come hai detto tu, delle volte ti è sembrato di vivere in un incubo senza fine.
Allo stesso modo è molto chiaro che la tua tenacia, la tua capacità di andare avanti, di mantenere viva la speranza nella tua vita, di continuare a lottare sempre, hanno fatto in modo che le persone prendessero seriamente la tua situazione e abbia, finalmente, ottenuto le cure mediche di cui avevi bisogno.
Hai lottato tanto e con determinazione per aggrapparti alle speranze per la tua vita e per il tuo futuro, hai mantenuto il desiderio di essere utile agli altri, anche dopo la recente battuta d’arresto, sei stato determinato e hai mantenuto la tua indipendenza.
Sei uscito di più, hai ripreso contatti con le persone, lo hai fatto davvero. Hai vissuto di nuovo.
E per quanto riguarda il futuro, i tuoi obiettivi ora sono più chiari, come sono chiare le migliori speranze che nutri per te stesso e che sono scaturite dal nostro parlare.
Hai un quadro molto chiaro sui piccoli segni che ti diranno che stai andando avanti da questo punto che hai ormai raggiunto.”
I 4 elementi chiave per la sintesi del terapeuta
Come appare chiaro da quest’esempio, ci sono 4 elementi chiave che possono essere sintetizzati dal terapeuta:
- il riconoscimento delle difficoltà;
- le qualità/capacità che hanno portato il paziente a fare progressi;
- le azioni che il paziente ha intrapreso verso la realizzazione delle migliori speranze;
- segni di speranza.
Gli ultimi tre appaiono più chiari nel processo di costruzione delle aspettative, ma il riconoscimento delle difficoltà?
Se il terapeuta si limita semplicemente a riassumere l’evidenza delle possibilità vi è il pericolo che il paziente possa pensare che egli non abbia capito la sua attuale posizione e che abbia sottovalutato le difficoltà che lo attendono.
In tali circostanze sarebbe normale, per il paziente, ricordare al terapeuta l’entità dei propri problemi.
Questa è l’ultima cosa che un terapeuta centrato sulla soluzione vorrebbe verso la fine di una sessione.
Al contrario, un semplice riconoscimento delle difficoltà, tende a rassicurare il paziente e gli fa intendere che è stato compreso.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi
Bibliografia
de Shazer, S. (1985) Keys to Solution in Brief Therapy. New York: Guilford Press