La scorsa settimana abbiamo iniziato a parlare di Milton Erickson, eccellente ipnoterapeuta che ha influenzato gran parte delle Terapie Brevi post-strutturaliste, e in particolare la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione.
Nello scorso articolo ho voluto concentrarmi un po’ sulla sua storia, ritenendola un’ottima forma di ispirazione per la Solution Focused Brief Therapy (SFBT).
Oggi però vedremo un po’ meglio il suo apporto.
Erickson e l’ipnoterapia
Molte idee di Erickson mostravano un approccio orientato verso la soluzione e poco apprezzava quelle che possono essere definite delle etichette diagnostiche.
Non solo, pensava che le persone potessero trovare in sé la soluzione dei loro problemi.
La terapia, dal suo punto di vista, non necessitava di tempi lunghi, un piccolo cambiamento del paziente poteva essere la base per impostare un cambiamento ulteriore.
I suoi lavori sull’ipnosi sono diventati un riferimento per molti terapeuti. Benché Erickson non abbia avuto alcun coinvolgimento diretto con essa, la programmazione neurolinguistica (PNL) prese a man bassa ispirazione dalla sua opera.
Esistono sono numerose storie legate ai grandi successi di Erickson e al suo modo innovativo di fare terapia. E con il libro Terapie non comuni, il terapeuta familiare Jay Haley permise al mondo intero di conoscere questo straordinario terapeuta.
Erickson riuscì a far cadere i pregiudizi sull’ipnosi, considerata attorno agli anni ’30 un’arte misteriosa e temibile, dimostrando invece, in modo scientifico, che si trattava di un procedimento che non comportava alcun pericolo.
In disaccordo con le teorie di Pavlov, che vedeva l’ipnosi come una forma di sonno il cui concetto era assimilabile all’inibizione corticale, sdoganò il concetto di ipnosi come uno stato alterato nel quale il paziente aveva un’attenzione intensa e tuttavia incentrata su un ambito più ristretto.
Il suo contributo all’SFBT
L’influenza che ebbe Milton Ericskon sulla Terapia Breve Centrata sulla Soluzione si può rilevare attraverso gli scritti di de Shazer, come Keys to solution in brief therapy (1985):
« Per come la vedo io, questa è la chiave per una terapia breve: utilizzare ciò che il cliente porta con sé per soddisfare i suoi bisogni in modo tale che possa realizzare una vita soddisfacente per se stesso. Come ha affermato Erickson, non è stato fatto alcun tentativo per correggere eventuali “malesseri causali sottostanti”. » [p. 6]
In pratica, citando Erickson, de Shazer afferma che, secondo il suo punto di vista, la chiave per la terapia breve è utilizzare ciò che il paziente ha in sé per soddisfare i propri bisogni e avere una vita soddisfacente.
Si dovrebbe avere il massimo rispetto e si dovrebbe utilizzare tutto ciò che ha il paziente, ponendo sempre più l’accento verso ciò he questi fa nel presente e che farà nel futuro, invece che imperniare tutto il trattamento sulla mera comprensione del motivo per cui si è verificato un determinato evento nel lontano passato.
La tecnica della sfera di cristallo
de Shazer (de Shazer 1985: 78) descrive anche la Tecnica della sfera di cristallo di Erickson, un espediente ipnotico che serviva per indurre i propri pazienti in una trance leggera, pur attingendo al patrimonio dell’inconscio, in modo da superare i propri problemi.
Senza dubbio questo era un anticipo di quello che sarebbe poi stata la Miracle Question di de Shazer, ovvero la domanda che poneva ai pazienti l’invito di immaginare come sarebbe stata la loro vita senza problemi
Mediante l’utilizzo di questa tecnica si costituivano così le basi per la Solution Focused Brief Therapy.
Sempre de Shazer ci riferisce come Erickson si avvicinasse a ciascun paziente con l’aspettativa che il cambiamento non fosse solo possibile, ma anche inevitabile (1985: 78), collegandolo inoltre con il pensiero buddista che vede il cambiamento come un processo continuo e la stabilità come un’illusione.
Conclusioni
La grande influenza che ebbe quindi l’approccio terapeutico di Erickson su quella che poi verrà conosciuta come Terapia Breve Centrata sulla Soluzione può essere rilevata in una serie di punti, come:
- incentrare l’attenzione sulle risorse che il paziente porta con sé, per utilizzarle e amplificarle
- non interessarsi al passato del soggetto o nello sviluppare interpretazioni
- non andare alla ricerca di presunte cause
- abbandonare l’idea di “resistenza alla terapia”
Ci sono anche altri punti e, in realtà, questo articolo dovrebbe essere molto più lungo per poter spiegare appieno l’influenza di Milton Erickson nella Terapia Breve Centrata sulla Soluzione.
Ho voluto qui dare giusto qualche assaggio e idea, che riprenderò e svilupperò ulteriormente negli articoli dei prossimi lunedì.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi
Bibliografia
de Shazer, S. (1985). Keys to solution in brief Therapy. New York: Norton & co.
Erickson, B. A. (2009). Milton H. Erickson. Un guaritore americano. Milano: Dialogika.
Haley, J. (1973). Terapie non comuni. Roma: Astrolabio-Ubaldini, 1975.