La differenza tra risultato e processo

risultato e processo

In altre parole si deve avere come obiettivo il risultato, non tanto il processo terapeutico in sé

L’approccio della Terapia Breve centrata sulla soluzione è focalizzato sul paziente e sui risultati. Questo però non significa che il terapeuta della Terapia Breve possa accettare la prima risposta che il paziente da alla domanda che gli viene posta: “Quali sono le tue migliori speranze che hai riguardo a questo nostro incontro?” (Qui trovi approfondimenti a riguardo)

Differenza tra risultato e processo, è importante

Nel caso dell’approccio terapeutico della Terapia Breve centrata sulla Soluzione, quindi, non solo il contratto tra paziente e terapeuta deve rappresentare un legittimo mandato, ma deve anche garantire un risultato possibile.

In altre parole si deve avere come obiettivo il risultato, non tanto il processo terapeutico in sé.

Immagina per un momento che nel momento in cui venga fatta la domanda “delle migliori speranze” il paziente risponda dicendo: “La mia migliore speranza che nutro nel nostro incontro è solo quella di potermi liberare da questo peso nel petto” oppure “La migliore speranza che nutro è solo capire, capire perché è accaduto tutto questo?”

Ora, entrambe le risposte sono conformi ai criteri di quello che viene definito un contratto congiunto, quindi condiviso da ambo le parti, tuttavia, nessuna delle due rappresenta una vera differenza nella vita del paziente.

Inoltre, entrambe le risposte si riferiscono al processo terapeutico invece che all’esperienza di vita quotidiana.

Il terapeuta della Terapia Breve centrata sulla Soluzione, presuppone che i pazienti non siano semplicemente curiosi di sapere come siano andate le loro vite, non desiderano solo liberarsi da un peso per il semplice gusto di farlo, ma che abbiano delle ottime ragioni per nutrire questo desiderio. Le loro buone ragioni sono relazionate alla vita stessa.

Perché è fondamentale la domanda chiave

Il paziente immagina che  “capire” o “togliersi un peso dal petto” possa fare la differenza nella sua vita. Pensa che questo possa portarlo da qualche parte nella direzione in cui vorrebbe andare. È esattamente questo che deve interessare il terapeuta focalizzato sulla soluzione: la destinazione auspicata e desiderata, non la descrizione della direzione presunta.

La domanda chiave, quindi, avrà l’effetto di distinguere la direzione e la destinazione, ovvero il processo e il risultato. Quindi che differenza farà?

Vediamo un esempio:

Terapeuta: Se dovessi toglierti un peso dal petto, quale pensi possa essere la differenza?

Paziente: Beh, mi sentirei più leggero, mi sentirei meglio.

Terapeuta: E se ti sentissi più leggero e ti sentissi meglio cosa speri ti possa portare?

Paziente: Solamente avere più energia, più positività.

Terapeuta: E se tu sentissi quell’energia, quella positività, che cosa potresti notare come differenza tra quello che faresti e che ora non fai?

risultato e processo

Questa distinzione serve a spostare l’accento e l’attenzione sul risultato invece che sul processo

Nel momento in cui il paziente risponde a questa domanda, il suo obiettivo sarà saldamente radicato in una differenza “nella vita”.

Interessante è rilevare come questa stessa distinzione della destinazione sia anche alla base della scelta delle domande successive del terapeuta al paziente, domande che mirano a una risposta talmente specifica al punto da limitare le possibilità di successo del paziente nella terapia. La via da seguire è talmente specifica che ci sono poche possibilità di manovra.

Terapeuta: Quali sono le tue migliori speranze che nutri da questo nostro incontro?

Paziente: Beh, devo solo avere un lavoro. Sono disoccupato da così tanto tempo che questo sta iniziando ad avere un reale impatto sulla mia vita.

Terapeuta: Ok, posso farti qualche domanda a riguardo?

Paziente: Certo.

Terapeuta: Se tu avessi un lavoro, che differenza pensi possa fare nella tua vita?

Paziente: Beh mi sentirei meglio con me stesso, mi sentirei nuovamente un membro utile nella società.

Terapeuta: E se ti sentissi meglio con te stesso e ti sentissi nuovamente un membro utile della società, che differenza speri possa fare?

Paziente: Beh forse riacquisirei un po’ della mia fiducia, uscirei e rivedrei persone.

Nel momento in cui il risultato viene definito nei termini di ritorno della fiducia, uscire e vedere gente, ci sono molti modi per raggiungerlo, forse ottenendo un lavoro, o forse anche senza ottenerlo.

Le possibilità di successo del paziente sono aumentate grazie al fatto di aver distinto rotta e destinazione.

Infine

Occorre anche specificare che queste due frasi non sono identiche: “Quali sono le tue migliori speranze che nutri da questo incontro…” invece che “Quali sono le migliori speranze che nutri per…”

Questa distinzione serve a spostare l’accento e l’attenzione sul risultato invece che sul processo, quindi dire “da” invece che “per” porterà il paziente a pensare più al risultato che non su come si dovrà lavorare, in questo modo dovrebbero esserci più possibilità di raggiungere il risultato.

Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi

 

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