“Alla sua tomba come a tutte quelle su cui piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era sepolta.”
ITALO SVEVO
Quando i pazienti raccontano di eventi difficili e anche traumatici della loro vita, e si devono quindi gestire situazioni difficili, la principale fonte per porre una domanda, per il terapeuta che pratica un approccio orientato alla soluzione, è legata a quelle che sono note come “coping question”.
Queste sono state strutturare dal team di Milwaukee per mettere i pazienti in condizioni di poter valutare le proprie capacità e i propri punti di forza per affrontare determinate circostanze nel tempo.
Gestire situazioni difficili, cosa può fare il terapeuta
Saper gestire situazioni difficili è fondamentale anche per il terapeuta focalizzato sulla soluzione.
Riuscire a dare gli strumenti al paziente per poter affrontare determinate dinamiche nel tempo è quindi molto importante, sia che il paziente sia affetto da problemi psichiatrici, ansia o depressione, sia che a causare il suo disagio siano fonti esterne.
Queste possono essere di varia natura, come per esempio cattive condizioni abitative, basti pensare a tutte quelle persone che hanno difficoltà a permettersi una casa idonea, ma si può trattare anche di esperienze di abusi, o di razzismo.
In quest’ultimo caso il lavoro del terapeuta è limitato ad aiutare il paziente ad affrontare meglio tali eventi, non potendo però influenzare direttamente gli stessi.
Facciamo un esempio chiaro: se il paziente sceglie di affrontare il suo disagio assumendo droghe o alcol, il terapeuta può intervenire per modificare tale situazione.
In questo caso possono essere molto utili domande che permettano al paziente di descrivere le situazioni in cui riesce ad avere un maggiore controllo, oltre al concentrarsi sui modi in cui vuole affrontare la situazione.
In un prossimo articolo affronteremo il discorso su quali siano le possibili formule per le domande da affrontare.
In un vecchio articolo, invece, che puoi leggere qui, abbiamo parlato del lutto. In tale condizione si tratta di un problema che il terapeuta non può risolvere.
Come affrontare il lutto
Quando un paziente è stato colpito da un lutto, la cosa che si può fare è esplorare il modo in cui sta affrontando, e che forse ha già affrontato in precedenza, la perdita. Il lutto di per sé non è un problema che può essere risolto.
Importante è anche capire di cosa voglia parlare il paziente. Per esempio, un paziente che era venuto a una seduta, aveva riferito di aver perso il padre qualche settimana prima.
Dopo aver ascoltato cosa fosse accaduto, è stato chiesto al paziente che cosa si aspettasse dalla seduta di quel giorno. Il terapeuta si era così reso conto che il paziente avrebbe voluto parlare solamente del lutto che lo aveva colpito e di come egli stesse affrontando la situazione.
Nonostante ciò, poiché il terapeuta conosceva il paziente, si domandava se questi volesse parlare della differenza che la perdita del padre avrebbe potuto fare nel suo futuro. Il paziente, dopo averci pensato un po’, aveva raccontato di aver avuto un rapporto difficile col padre e così, nonostante la tristezza, si era sentito in qualche modo libero.
Alla fine della sessione, il paziente aveva pianificato una visita alla tomba di suo padre per “raccontargli” come avesse intenzione di vivere la sua vita in futuro.
Gestire le cattive notizie
Affrontare le domande aiuta i pazienti a gestire le cattive notizie. Anche in questo caso il terapeuta si trova davanti a degli eventi che non possono essere modificati direttamente, ma si può senza dubbio aiutare il paziente a gestirli, come nell’esempio seguente.
Il dottor Rob Glynne-Jones, oncologo e consulente oncologo presso il Centro di trattamento del cancro dell’Ospedale Mount Vernon, stava effettuando una valutazione su un paziente di 55 anni in presenza di un membro del BRIEF.
L’uomo, un paio d’ore prima, era stato informato di avere un cancro alla mascella e che avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico molto invasivo per rimuovere il tumore.
Era, comprensibilmente, sconvolto e scioccato.
Il consulente si mostrava comprensivo riguardo alla situazione dell’uomo e gli chiedeva, con molta gentilezza, come avesse affrontato, nel passato, un evento traumatico, del resto non poteva essere arrivato all’età che aveva senza aver mai dovuto affrontare una prova difficile.
L’uomo aveva titubato un attimo, ma poi aveva descritto come aveva gestito la morte di un membro della sua famiglia particolarmente vicino.
Questa conversazione lo aiutava a pensare a come avrebbe dovuto prepararsi alle dure prove che lo attendevano.
La cura del cancro è uno dei contesti in cui le domande mirate alla soluzione sono significative nell’aiuto a pazienti terminali, poiché li aiutano a considerare come vorrebbero vivere il resto della loro vita.
Per avere ulteriori spunti è consigliata la consultazione del lavoro di Joel Simon (2010).
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi