Nei prossimi articoli tratterò in modo esaustivo l’importanza delle scale (sulla tecnica della scala puoi leggere qui) come strumento per delineare le istanze del futuro preferito. In questo articolo, invece, andiamo a esaminare un altro prezioso strumento che ha grande importanza nella Terapia Breve centrata sulla Soluzione: la lista terapeutica.
Ma perché la lista terapeutica è così importante? Perché fare una lista aiuta a non rinunciare troppo in fretta. Il colloquio mirato alla soluzione non è un processo facile, al contrario, è un processo in cui i terapeuti devono cercare le giuste domande da porre tanto quanto i pazienti devono cercare le risposte adeguate e pertinenti.
Quando la ricerca verte sulle eccezioni o sui singoli casi, uno dei rischi maggiori è quello che si rinunci troppo in fretta. Seguire una lista, quindi, aiuta a concentrarsi sulle domande e a non abbandonare il percorso.
La lista terapeutica, alcuni esempi
Nel caso che sto per esporre possiamo farci subito un’idea di quanto sia importante persistere e di come questo sia possibile proprio grazie alla lista terapeutica.
Il protagonista del primo caso è un paziente seguito per un follow-up di routine da un addetto alla libertà vigilata. L’addetto aveva appena ultimato un corso introduttivo sulla Terapia Breve centrata sulla Soluzione e aveva chiesto una supervisione del suo lavoro al suo formatore.
Il paziente era un grave e recidivo criminale che, non molto tempo dopo la sua scarcerazione, aveva dichiarato in modo piuttosto indifferente che stava “rigando dritto”.
L’addetto alla libertà vigilata stava appena iniziando a confrontarsi con l’approccio terapeutico della terapia Breve e faceva non poca fatica a sviluppare la sua capacità di perseverare. Il suo supervisore, quindi, gli aveva suggerito di ispirarsi a un esercizio praticato durante il corso.
L’esercizio consisteva nell’inventarsi e scoprire 35 cose in cui ciascuno era bravo nel proprio lavoro. L’addetto alla sorveglianza, allora, si era rivolto al paziente:
“Va bene, dimmi 35 cose che hai fatto dall’ultima volta che ci siamo incontrati e che fanno parte di quel “rigare dritto” che hai detto.”
Il paziente aveva iniziato a protestare, ma notando l’espressione determinata dell’ufficiale, aveva iniziato a fare la sua lista. Dopo mezz’ora era riuscito a fare l’elenco dei suoi 35 successi ed era alquanto orgoglioso del risultato.
Il suo follow-up a lungo termine, gli aveva mostrato come fosse possibile vivere una vita senza commettere crimini, con delle relazioni, lavoro e contentezza. In seguito, disse che era stata la 35° cosa segnata nella sua lista che gli aveva fatto comprendere che poteva esserci un cambiamento.
Se l’addetto alla libertà vigilata fosse stato meno determinato, il risultato avrebbe potuto essere molto diverso.
Da allora l’importanza delle liste terapeutiche è stato dimostrato numerose volte. Ancora non si comprende bene perché siano così efficaci, ma delle volte possono anche essere la sola cosa necessaria per raggiungere lo scopo della terapia.
Un altro esempio sull’efficacia delle liste
Daniele aveva iniziato la terapia a causa del suo comportamento a scuola. La madre era preoccupata che a causa di tale condotta, il ragazzo avrebbe potuto essere stato espulso.
Anche a casa il ragazzo era problematico, ma la donna era convinta di poterlo gestire da sola.
Alla seduta terapeutica, alla quale si era recata anche la madre, aveva ammesso che le sue migliori speranze erano che Daniele risolvesse il modo di comportarsi, anche se nelle ultime settimane si era comportato bene, lavorando sodo e ottenendo buoni voti a scuola.
Il terapeuta aveva chiesto a Daniele che cosa avesse voluto dire sua madre riguardo al buon comportamento delle ultime settimane e Daniele, nei 30 minuti successivi, aveva stilato un elenco con 20 esempi sul suo buon comportamento. La madre ne aveva poi aggiunti altri 20.
A quel punto il terapeuta le aveva chiesto:
“Se Daniele avesse fatto tutte queste cose due settimane fa avrebbe chiesto un appuntamento per la terapia?”
La terapia era giunta alla sua conclusione e madre e figlio avevano già fatto tutto da soli.
Ancora un altro caso sull’importanza della lista terapeutica
In quest’ulteriore caso la protagonista è una giovane madre adolescente, sola, con disabilità fisiche e cognitive. La ragazza era in terapia perché non si sentiva un genitore abbastanza bravo, non si sentiva capace a sufficienza.
Aveva ammesso di essere rimasta incinta quando aveva soli 15 anni, era senza fissa dimora e tossicodipendente, non era sicura di essere una brava madre per il suo bambino che, all’epoca, aveva sei mesi.
La terapeuta le aveva così chiesto in che modo pensava di poter essere una brava madre. Alla sua 37° e ultima risposta la ragazza aveva mostrato un cambiamento fisico e, almeno in apparenza, a livello intellettivo.
Era in posizione eretta, parlava con un tono sicuro e competente, i suoi occhi erano luminosi. Aveva dato una delle sue ultime risposte con una certa diffidenza, perché non era certa che sarebbe stata capita:
“So che il mio bambino non riesce a capire le parole, lo so, ma non riesco a smettere di parlargli, anche se so che non riesce a capire”.
Tutti i professionisti che si occupavano di questa madre e del suo bambino, erano rimasti sorpresi dal risultato della seduta.
Nei mesi successivi aveva continuato a impressionare tutti al punto che il suo primo figlio era stato nuovamente affidato alle sue cure.
Nemmeno sei mesi dopo l’episodio della seduta terapeutica della ragazza, “The Guardian” aveva riportato i risultati di una ricerca dove veniva evidenziato come i bambini con i quali si parla fin dalla nascita si sviluppino più rapidamente degli altri.
Un’ulteriore conferma dell’efficacia della lista
Un altro aspetto che conferma l’efficacia della lista terapeutica è il fatto che quello che viene inserito all’interno dell’elenco, sono tutte cose strettamente pertinenti con il risultato desiderato dalla terapia.
Bisogna però notare che le liste vengono utilizzate solo per ricavare delle istanze del risultato desiderato che sono già in atto.
Se al paziente è stato richiesto di redigere una lista con 35 cose che spera di fare in futuro, l’effetto di tutti questi “to do” potrebbe essere quello di bloccare il paziente e impedirgli di intraprendere qualsiasi azione.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi