Aumentare la percezione dei progressi fatti è sempre possibile, anche quando la situazione sembra non avere risvolti interessanti, sotto questa prospettiva, per il paziente.
Per capire questo concetto basta semplicemente immaginare per un momento quando il terapeuta chiede al paziente “Che cosa va meglio da quando ci siamo incontrati?”
Il paziente risponde asserendo “in realtà non molto”
Il terapeuta, a questo punto, si rende conto che il paziente non ha detto “niente” e che quindi rimane la possibilità che qualcosa sia effettivamente andato meglio.
È proprio su questa questione del miglioramento – seppur minimo – che il terapeuta dovrà lavorare per aumentare la percezione di tale miglioramento e svilupparne gli effetti.
Vediamo adesso un ipotetico dialogo che si basa proprio su questa particolare casistica.
Come si può aumentare la percezione dei progressi fatti
Immaginiamo un dialogo in cui il terapeuta chiede al paziente cosa sia migliorato da quando si è tenuta la sessione di terapia, esattamente come ho detto prima.
Terapeuta: Che miglioramento c’è stato da quando ci siamo incontrati?
Paziente: Non molto in realtà.
Terapeuta: Non molto, quindi qualcosa che va meglio c’è, anche solo un po’?
Paziente: Beh, come ho detto, non molto, ma mercoledì sono riuscita a uscire di casa.
Terapeuta: Ok, ed è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci sei riuscita?
Paziente: Sì, sono passate diverse settimane, se escludo quando sono andata dal medico.
Terapeuta: Giusto, quindi come è che sei riuscito a uscire?
Paziente: È stato davvero difficile. Non pensavo di poterlo fare e ogni volta che ho visto qualcuno di loro volevo solamente tornare a casa…
Terapeuta: Eppure non l’hai fatto?
Paziente: No, non l’ho fatto. Mi sono trascinata fino all’asilo, ho aspettato fuori e ho preso Anna, lentamente ho camminato con lei fino a casa, invece che correre velocemente indietro.
Terapeuta: Un bel risultato no?
Paziente: Sì, mi sono anche fermata a parlare con la mamma della sua amica Sofia.
Terapeuta: Ok, allora torniamo al principio. Come hai fatto a uscire dal portone?
Paziente: Mi sono detta “Non puoi continuare a chiamare la mamma ogni giorno all’ultimo minuto per andarla a portare all’asilo e riprenderla.”
Terapeuta: Certo, e io penso tu ti sia già detto questo prima d’ora. Come mai questa volta hai fatto qualcosa di diverso?
Paziente: Non ne sono sicura, ne ho parlato ieri sera con la mamma…
Terapeuta: E anche questo immagino l’abbia già fatto prima. Come mai questa volta ha seguito i tuoi stessi consigli e sei riuscita a uscire di casa e arrivare fino all’asilo?
Paziente: Non ne sono sicura, forse sto iniziando a sentirmi un po’ meglio.
Terapeuta: Giusto, quindi cosa noti che ti sta facendo sentire un po’ meglio?
Paziente: Beh, penso meno a quello e a quanto è accaduto.
Terapeuta: Giusto, quindi ci stai pensando meno. Come fai a gestirlo? Non dev’essere facile.
Paziente: No, non lo è, ma ho deciso e non solo per me, ma anche per Anna. Non posso permettere che la nostra vita sia rovinata da quel bastardo. Non lascerò che questo accada.
Terapeuta: Non lascerai che questo accada.
Paziente: Sembri molto determinata.
Paziente: Sì, ora sono determinata, e sono più arrabbiata di quanto lo fossi.
Terapeuta: Giusto, quindi che differenza fa il sentirti più arrabbiata?
Paziente: Mi sta rendendo più forte, mi sta dando la forza di fare le cose, di affrontarle.
Terapeuta: E per te è un bene affrontare le cose?
Paziente: Sì, lo è, e devo farne di più.
Una nuova storia
Questo dialogo immaginario fa capire come sia possibile costruire col paziente una nuova narrazione, una nuova storia che si adatta alla possibilità di nuovi cambiamenti.
Un piccolo evento, quale quello di uscire per andare a prendere la figlia all’asilo, diventa sempre più significativo.
Nei prossimi articoli esamineremo alcune delle domande che vanno a supportare questo tipo di cambiamento. Riguardo a come porre la domanda su cosa sia migliorato dall’ultima seduta, puoi leggere qui.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi