Nel vivace ambiente scolastico il lavoro individuale, che consiste in sessioni di consulenza o di coaching dedicate agli studenti, offre loro uno spazio prezioso per una riflessione serena.
Il lavoro individuale con approccio delle Terapia centrata sulla Soluzione
La Terapia Breve centrata sulla Soluzione ha una tipologia di approccio che si adatta perfettamente all’esigenza di un intervento limitato nel tempo e dove gli studenti non debbano sentirsi costretti a partecipare più di quanto non pensino sia necessario.
Dopo un’attenta osservazione è stato messo in evidenza che mezz’ora è un periodo di tempo sufficiente per una sessione di lavoro e che la maggior parte degli studenti trova l’esperienza utile e desidera ritornare per le sessioni di follow-up. Alle sessioni possono partecipare anche altri membri dello staff, qualora fosse necessario e possono essere organizzate anche sessioni di gruppo.
I ragazzi devono essere informati in modo confidenziale su quali sono i limiti. Un esempio è il caso di un ragazzo che veniva picchiato dalla madre con un bastone. Gli era stato detto che l’allenatore avrebbe trasmesso a chi di dovere questa informazione.
Il ragazzo si era arrabbiato, adducendo come motivazione il fatto che si trattasse di una questione privata e che, a ogni modo, le percosse non gli avevano fatto male. Alla fine, tuttavia, aveva accettato di incontrare un altro membro dello staff più l’allenatore.
Le migliori speranze degli studenti riguardo al futuro lavorativo
Molto interessanti sono le risposte ricevute da un gruppo di studenti a cui è stata posta la domanda sulle migliori speranze sul futuro lavorativo. La prima risposta che è stata data un po’ da tutti gli studenti è “non lo so”.
Come si procede in questo caso? Se lo studente persiste in questa posizione, potrebbe essere utile rendere esplicito ciò che richiede il referente, in modo da poter avviare la conversazione. A tale proposito è fondamentale riuscire a trovare una connessione tra ciò che il referente vuole e le migliori speranze dello studente.
Le migliori speranze riguardo alla sessione
Abbiamo visto come procedere quando si pone ai ragazzi la domanda sulle migliori speranze (se vuoi approfondire l’argomento leggi qui) riguardo al loro futuro lavorativo, ma se domandiamo ai ragazzi quali sono le loro migliori aspettative circa la sessione terapeutica quali possono essere le possibili difficoltà? Vediamo un esempio concreto.
Ad Armando è stato chiesto quali fossero le sue migliori aspettative riguardo alla sessione terapeutica. La sua risposta è stata “non so”.
Successivamente, al ragazzo è stato chiesto quali fossero le speranze del referente. Anche in questo caso ha risposto ripetutamente con “non so”, fino a che il terapeuta non ha ripetuto la domanda aggiungendo:
Terapeuta: Quindi, secondo te, il tuo tutor non vorrebbe vedere alcun cambiamento?
Armando: Non credo… beh, forse.
Terapeuta: Secondo te, se ci fossero dei cambiamenti, quale sarebbe il posto in cui potrebbe notarli più facilmente, in classe, nel corridoio, al parco giochi?
Armando: Nel corridoio.
Terapeuta: E cosa potrebbe vederti fare di diverso nel corridoio?
Armando: Che non corro.
Terapeuta: E invece tu cosa faresti?
Armando: Parlerei, parlerei con gli amici e camminerei invece di correre.
Armando ha continuato quindi a descrivere il suo rapporto migliore con gli amici e di come poteva essere aiutato per non essere più definito “un problema”. Questi erano i risultati per cui era disposto a lottare, anche se all’inizio questi erano i risultati richiesti dalla scuola.
Alla fine, come spesso accade nella consulenza scolastica di successo, sia lo studente che la scuola avevano ottenuto ciò che desideravano.
Su argomenti particolari, come per esempio il fatto che il ragazzo potrebbe vedere come un suo diritto camminare in classe quando vuole o stare fuori tutta la notte, è bene non discutere.
I ragazzi conoscono le regole, non c’è bisogno di irritarli ricordandogliele. Meglio, invece, accettare ciò che loro dicono di volere e cercare di arrivare al risultato.
Se la persona di cui ci si fida non è il terapeuta
Può capitare anche che i ragazzi abbiano una figura di riferimento della quale si fidano maggiormente rispetto al terapeuta, eccone un esempio.
Nicole era una quattordicenne che incolpava i suoi insegnanti di tutti i suoi problemi, mentre aveva scelto di parlare col suo allenatore.
Allenatore: Che differenza farebbe per te se i tuoi professori cambiassero?
Nicole: Non mi darebbero le detenzioni.
Allenatore: E che differenza farebbe per te?
Nicole: Non mi metterei nei guai.
Allenatore: Ok, quindi che differenza farebbe per te?
Nicole: Sarei in grado di andare avanti con i compiti in classe.
Allenatore: E se davvero potessi farlo, sarebbe un bene per te questo?
Nicole: Mi renderebbe felice.
Allenatore: Quindi se il nostro lavoro assieme ti porta a fare i tuoi compiti in classe e a essere felice, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro qui?
Nicole: Sì.
Allenatore: Che differenza pensi che farebbe per tua madre e tuo padre se questo accadesse?
A prescindere da quello che era il punto iniziale, il cambiamento della scuola o quello di Nicole, man mano che la discussione interattiva andava avanti, la motivazione e l’impegno di Nicole per ottenere un cambiamento crescevano
Successivamente, la ragazza aveva riferito di un cambiamento anche da parte della sua insegnante.
Nel prossimo articolo andremo a scoprire il progetto WOWW sviluppato da Insoo Kim Berg e Lee e Maggie Shilts.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi