Lavorare con gli adolescenti non è facile. Ci sono molti professionisti, anche esperti, che trovano quest’idea scoraggiante, soprattutto per via delle numerose risposte: “non so”. Gli adolescenti sembrano non impegnarsi, e fargli distogliere lo sguardo dal cellulare delle volte è una lotta.
Eppure, la Terapia Breve centrata sulla Soluzione, ci può fornire un quadro molto costruttivo per quanto riguarda proprio il lavoro con gli adolescenti.
Lavorare con gli adolescenti con la Terapia Breve centrata sulla Soluzione
La Terapia Breve centrata sulla soluzione è un approccio particolarmente adatto alle problematiche presentate dagli adolescenti. Questo perché i ragazzi apprezzano la propensione di questo approccio a volgere una certa attenzione al futuro e a descrivere le azioni in modo concreto.
L’aspetto più importante, però, è che la Terapia Breve riesce a mettere al centro i loro punti di vista. Inoltre si tratta di una terapia limitata nel tempo, anche per quanto riguarda la durata delle sessioni che prevedono incontri di circa mezz’ora.
Quando i ragazzi rispondono “non so”
I ragazzi, molto spesso, tendono a liquidare una domanda con “non so”, ma questo non dovrebbe preoccupare.
Delle volte si tratta di una risposta data quasi in automatico, come se la pronunciassero senza pensarci troppo, come per prendere tempo e riflettere in un secondo momento se dare o meno una risposta alla domanda.
Il terapeuta deve perseverare in modo da dimostrare al giovane paziente che ha davvero interesse nel conoscere la sua risposta.
Domande aperte come: “Cosa ne pensi?” “Qual è la tua ipotesi a riguardo?” possono restare senza una risposta. Sarebbe meglio iniziare il dialogo con una domanda a risposta chiusa prima di proseguire, come in questo esempio:
Terapeuta: -Sembra che le cose siano difficili ultimamente, vero? –
Paziente: -Sì. –
Terapeuta: -E vorresti che le cose andassero meglio? –
Paziente: -Sì. –
Terapeuta: -Mettiamo che le cose siano andate meglio, come te ne renderesti conto? –
Per molti ragazzi, in particolare per quelli che non hanno scelto spontaneamente di intraprendere un percorso terapeutico, e che magari vi sono stati obbligati contro la loro volontà, è utile domandare cosa spererebbe di vedere di diverso in loro una terza persona.
Le domande relative ai loro amici sono assolutamente utili per gli adolescenti, vediamo qualche esempio.
Domande inerenti agli amici
In uno degli esempi che prendiamo in esame, la protagonista è una giovane quattordicenne. A ogni domanda che le veniva posta riguardo al percorso terapeutico, la ragazza rispondeva con un “non so”.
Il terapeuta aveva così cambiato strategia: “Da cosa, i tuoi amici, si accorgerebbero che questo nostro incontro non è stata una perdita di tempo?” La ragazza aveva risposto: “Dal fatto che non sarei così infelice.”
Il terapeuta aveva continuato: “Come faranno a saperlo?”, “Parlerei di più con loro.” Aveva risposto.
L’efficacia delle scale questions
Anche le diverse “scale questions” sono molto efficaci, vediamo a tale proposito un caso di studio.
In questo esempio si parla di un sedicenne che passava il suo tempo facendo uso di droghe leggere, nello specifico fumava spinelli. La madre, stanca di questo atteggiamento, aveva minacciato di buttarlo fuori casa.
Quando gli era stata posta la “scale question”, lui si era ricordato che un paio di giorni prima aveva pulito mezza casa. Il ragazzo aveva attribuito quell’attività alla noia, ma era stato in grado di pensare ai benefici che aveva portato alla madre e a come avrebbe potuto continuare a fare progressi.
La domanda “Come si fa a gestirlo?”
Una delle domande più utili è quella sul “modo in cui” si potrebbe fare un qualcosa, su come si potrebbe superare una difficoltà o una situazione.
Secondo la loro prospettiva, i ragazzi devono affrontare tante cose provenienti e dal mondo degli adulti e da quello dei coetanei, inoltre devono gestire anche le proprie emozioni e un corpo in continuo cambiamento.
La domanda “Come si fa a gestirlo” fa sì che il paziente avverta che la sua lotta gli è stata riconosciuta e gli consente, al contempo, di esplorare la sua capacità di gestire la propria vita.
Gli adolescenti possono essere coinvolti in atti di autolesionismo, possono abusare di alcol o di sostanze stupefacenti, e potrebbe profilarsi un terreno di discussione riguardo ai rischi di tali abusi, se il paziente ignora effettivamente le possibili conseguenze.
Quindi, dalle domande che riguardano il modo in cui gestiscono queste attività, partendo così da un presupposto tipico del lavoro centrato sulla soluzione, si potrà passare a domande su altri modi, più sicuri, di gestire la propria vita.
Domande strategiche
Le domande strategiche della Terapia Breve centrata sulla Soluzione, che puoi approfondire qui, sono perfette per gli adolescenti. Per esempio, le domande sull’identità sono di grande utilità. Gli adolescenti sono molto interessati alle questioni che riguardano la loro identità, la loro reputazione e a come vengono percepiti.
In conclusione, possiamo asserire che nella Terapia Breve centrata sulla Soluzione ci sono sena dubbio diversi strumenti per affrontare in modo adeguato ed efficace un percorso con gli adolescenti.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Esperto di Terapie Brevi,
Terapia a Seduta Singola
e Ipnosi
Bibliografia
Lethem, J. (1994) Moved to Tears, Moved to Action: Brief Therapy with Women and Children. London: Brief Therapy Press